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Onda verde: una radio tutta mia

La radio dinamica

Onda verde: una radio tutta mia

Era il 1985: avevo da poco finito il mio periodo di leva quando decisi di aprire una radio tutta mia, cosa che meditavo di fare ancora prima di partire per il servizio militare. Avevo compreso che quello poteva e doveva essere il mio lavoro.

Mi lanciai in questa nuova avventura affiancato sin dai primi giorni da Pino Scianò e da alcuni amici d’infanzia, tra cui Vittorio Brizzi. Contestualmente alla creazione dello staff, cominciammo ad acquistare i primi strumenti, alcuni dei quali da pagare a rate.

Una radio “fatta in casa”

Radio Onda Verde partì in via Aosta, 10, a Vibo Marina, al V piano dell’appartamento in cui vivevo con i miei genitori, quindi in modalità molto “familiare” da tutti i punti di vista: poche attrezzature, qualche stanza adattata all’uso, l’antenna sul tetto del palazzo e con un problema tecnico fondamentale, perché trasmettere con un’antenna sul livello del mare implicava la difficoltà di raggiungere tanti luoghi, in particolare quello per noi prioritario: Vibo Valentia centro.

Dall’analogico al digitale

Erano tempi in cui la presenza fisica dei conduttori era necessaria perché la radio potesse farsi sentire ininterrottamente tante ore al giorno: la tecnologia, infatti, non consentiva di registrare e di mandare in onda. Un disco dietro l’altro, un discorso dietro l’altro, e il programma si faceva. Ma dovevi esserci, non potevi stare altrove. Così bisognava stabilire dei turni: era l’unico modo perché tutto andasse regolarmente in onda.

Il tempo di “libertà” che avevi era al massimo quello che corrispondeva alla durata di un 33 giri. Poi arrivarono le prime bobine, il primo Revox (che ci diede la possibilità di registrare le classiche “pizze” con due ore di autonomia) e poi, col tempo, il primo Commodore 64 (che con degli impulsi faceva partire degli start su piastre, cd e cassette), una sorta di regia automatica che ci costò all’incirca come un’automobile; subito dopo acquistammo il primo computer 486 che ci consentiva una certa autonomia di hard disk, seppure sempre alquanto limitata.

Insomma molto lentamente, dall’ ’85 al ‘92, queste trasformazioni ci consentirono di passare da una radio totalmente analogica (fatta di piatti, testine e dischi in vinile) a una digitale, in grado di utilizzare i primi computer che cominciarono a liberarci dalla totale dipendenza oraria della messa in onda.

Una storia che meriterebbe un libro e che ci ha consentito di imparare il mestiere, apprendendo tanti insegnamenti che sono andati ben oltre il semplice fatto di fare radio

L’arte della vendita

Grazie a quel lavoro ho cominciato a imparare anche l’arte della vendita, una cosa di cui non ho più fatto a meno, perché ogni impresa ha bisogno della capacità di essere proposta al meglio per essere apprezzata.
In molte piccole realtà imprenditoriali italiane, la funzione commerciale viene assolta dal titolare.
È stata pure questa una lezione di vita straordinaria, appresa nel corso di lunghi anni di attività e affinata anche grazie a vari corsi nella materia: ma le cose più importanti le ho imparate “dalla strada”, a contatto con le persone, sforzandomi di capire che cosa voleva il cliente e provando a perfezionare di volta in volta il servizio offerto.

I format

Anni straordinari quelli dell’inizio, perché da subito mi fu chiaro che bisognava portare Onda Verde fuori dal classico studio radiofonico: il claim “la radio dinamica” andava in quella direzione, anticipando di molto quello che i network avrebbero fatto anni dopo, con l’idea di una radio che si muoveva nei territori e che andava a raccontarsi nelle spiagge piuttosto che nei festival. In ogni luogo era possibile portare uno dei potenziali più significativi della radio, che era proprio la capacità di animazione. Nacquero in quegli anni tutta una serie di format, dal Carnevale di Vibo Marina, che è cresciuto grazie al lavoro che abbiamo fatto diventando un punto di riferimento dell’intera provincia, al Summer Games al Corri Bimbo…insomma una serie di attività che la radio promuoveva e che le davano la possibilità di essere conosciuta e riconosciuta come un elemento “identitario” della città di Vibo. E questo ci ha sempre aiutato tanto perché attorno alla crescita di questa piccola realtà cittadina c’era l’affetto di tanti commercianti che ne comprendevano il valore e ci sostenevano. Ho ripescato uno spot del Carnevalmare 1987: un autentico reperto che pure non ha nulla da invidiare ai moderni spot che ascoltiamo oggi in radio, che potete ascoltare nel player.

La nuova scommessa

Nel 1992, finalmente, cambiammo location, lasciando la sede storica di via Aosta 10: da Vibo Marina Radio Onda Verde fu trasferita in via del Gesù, nel centro cittadino dove risiede attualmente.
Così fu possibile installare il primo ripetitore in città, completando e qualificando un percorso assolutamente necessario.
Questo rappresentava una nuova scommessa in un periodo in cui le radio locali iniziavano a entrare in crisi e in tanti chiudevano i battenti o vendevano le frequenze.

Onda verde: l'unica “voce" della provincia

Oggi, a distanza di tanti anni, mi rende orgoglioso il fatto che l’emittente ha continuato a esprimere appieno la sua forza e le sue potenzialità, progredendo negli ascolti e consolidandosi nel territorio fino a divenire la radio più seguita del vibonese. Radio Onda Verde è rimasta l’unica autentica “voce” della provincia, un microfono acceso in una città che ancora oggi ha bisogno di un luogo in cui ogni cittadino può sentirsi libero di dire quello che pensa contribuendo alla crescita della società civile.
L’emittente è ancora guidata dall’amico e direttore Pino Scianò, che coordina uno staff di giornalisti e collaboratori che garantiscono giorno per giorno informazione e intrattenimento, tenendo viva la fiaccola del senso civico e della libertà di opinioni.