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FEGE 2023: un grande successo per la VI edizione del Festival

Si è appena concluso FEGE, il Festival di Editoria e Giornalismo Emergente che ha scelto Ivrea come cornice di questa sua sesta edizione.

Con un grande riscontro di pubblico presso il teatro Giacosa, si è appena concluso FEGE (www.fege.it), il Festival di Editoria e Giornalismo Emergente che ha scelto Ivrea, Capitale Italiana del libro 2022, come cornice di questa sua sesta edizione. Lo storytailor Piero Muscari e Danilo Russo, direttore e vicedirettore artistici dell’evento, hanno ancora una volta proposto un appuntamento di alto profilo culturale.

La prima giornata del Festival ha preso avvio alle 9:30 presso il Teatro Giacosa ed è stata dedicata al territorio, in particolare ai giovani delle scuole – gli studenti del Liceo Classico e Scientifico Carlo Botta di Ivrea (sotto la guida della Dirigente Lucia Mongiano) e quelli degli Istituti Cena e Olivetti (guidati dal dirigente Enrico Bruno).

Il Festival, che ha ospitato i maggiori organi di stampa regionali, si è avvalso anche della collaborazione di Scrittori.tv, la prima web tv dedicata agli scrittori e al mondo del libro. Nel corso della manifestazione, come ogni anno, ai giovani emergenti è stato assegnato il premio “FEGE” mentre alle figure senior, che si sono distinte per la loro produzione, ma anche per l’incidenza che il loro lavoro ha prodotto nel panorama dell’informazione e della cultura italiana, è stato conferito il premio nazionale “Memorial Oliviero Beha” per il giornalismo libero e positivo, l’unico riconoscimento in Italia dedicato alla memoria del grande giornalista scomparso nel 2017, autore di diverse inchieste ed editoriali di denuncia.

La missione di FEGE: Piero Muscari svela le origini e le motivazioni del festival

Piero Muscari, spiegando le motivazioni del Festival e facendo un breve excursus sulla sua storia e sul premio Memorial Oliviero Beha, ha esordito dicendo: – “Un festival come FEGE serve per accendere fari non sui soliti noti. Questa è la prima mission che abbiamo immaginato sei anni fa, e, successivamente, un memorial per un giornalista premiato nel corso della prima edizione, Oliviero Beha, che era già impegnato in molte battaglie per conservare la sua indipendenza e che in quella prima edizione mi disse: ‘Bella l’idea, vai avanti, non ti fermare, non badare mai al fatto che un professionista sia di destra o di sinistra, guarda solo se è audace, se ha dignità e se ha la schiena dritta’. Abbiamo cercato storie di persone che hanno coraggio, che rompono gli schemi, non chiedendo il permesso in un Paese dove spesso questa richiesta è sottotraccia” .

Un medley ha poi mostrato brani scelti dalle scorse edizioni, illuminando la mission e la vision del Festival – insite nel logo scelto per l’evento: il dente di leone che, nella sigla di FEGE, prende vita e diventa soffione, mentre le parole, come leggeri semi bianchi a forma di paracadute, si diffondono nel mondo – e dando voce a premiati e ospiti che hanno arricchito il parterre di questo evento unico nel suo genere. Un festival che, partito dalla Calabria, è passato poi in Emilia, approdando quest’anno in Piemonte, in particolare a Ivrea, “Capitale italiana del libro 2022”, al fine di far emergere l’importanza di una buona comunicazione, capace di valorizzare il nostro Paese.

Dopo i ringraziamenti alle istituzioni, è arrivato il saluto del sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore: “Gli scrittori e giornalisti emergenti hanno il coraggio di raccontare il mondo in maniera libera – ha dichiarato il primo cittadino – anche rompendo gli schemi. Il futuro è nelle mani di chi crede nella bellezza dei propri sogni”.

Presente anche Costanza Casali (già Assessore alla Cultura di Ivrea Capitale italiana del libro), il cui ruolo è stato determinante nel proporre la città quale location del primo FEGE in Piemonte, la quale ha sottolineato l’importanza dell’esperienza dichiarando: “La capitale italiana del libro di Ivrea è stata un evento unico. Grazie all’enorme successo di questa iniziativa, il turismo è raddoppiato rispetto all’anno precedente. L’evento FEGE ha ulteriormente arricchito l’offerta culturale della città. Domani avremo anche il premio Oliviero Beha, che intende riconoscere figure che incarnano i principi di ‘carattere e coraggio’, sottolineando una volta di più l’importanza del giornalismo di qualità”.

I premiati: Dai giovani emergenti ai senior del giornalismo

L’evento è poi proseguito con la presentazione, da parte di Danilo Russo, dei giovani talenti cui conferire il premio FEGE, gli scrittori Enrico Dal Buono, autore di “Ali”,  edito da La nave di Teseo, e Maria Castellitto, con il suo “menodramma”, pubblicato da Marsilio editore. Entrambi hanno avuto modo di presentare le loro opere e di rispondere alle numerose domande di Russo e degli studenti, delineando nuovi orizzonti narrativi che rispecchiano le sfide e le tematiche della contemporaneità. La parentesi dedicata agli scrittori emergenti si è conclusa con la consegna del premio FEGE 2023 – una scultura in vetro del maestro Silvio Vigliaturo, artista della fusion glass –  a Castellitto e a Del Buono.

Editoria e informazione: L’opinione di Massimo Turchetta

A seguire un momento molto atteso, con l’arrivo sul palco di Massimo Turchetta, Direttore Generale di Rizzoli Libri Trade. Presente anche Stefano Tallia, Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Regione Piemonte. Le domande poste da Muscari hanno innescato un altro momento di vivace discussione, partito dal ruolo del giornalismo in un momento in cui la presenza dell’Intelligenza Artificiale si è fatta sempre più pervasiva: “Viviamo in un’epoca di rapidi cambiamenti e, come ben sapete, l’informazione e il giornalismo stanno attraversando una fase di profonda trasformazione. L’intelligenza artificiale sta giocando un ruolo sempre più centrale in questo panorama. Non solo nella raccolta e nell’analisi dei dati, ma anche nella creazione di contenuti. Ma il vero potenziale dell’IA nel giornalismo –  ha dichiarato Tallia –   non sta solo nella produzione di contenuti automatici, ma piuttosto nella capacità di assistere i giornalisti. Può aiutarci a individuare fake news, a curare meglio le notizie e a fornire una copertura più completa e oggettiva. Dobbiamo assicurarci che l’IA non sostituisca il ruolo essenziale e critico del giornalista, ma piuttosto lo amplifichi e lo supporti. In futuro, vedo un’industria dell’informazione in cui l’IA e il giornalismo umano coesistono e si completano a vicenda. Ma per arrivarci, dobbiamo affrontare queste sfide con intelligenza, etica e un approccio centrato sull’essere umano”.

Quanto al ruolo dell’editoria, Turchetta, interpellato da Muscari, ha esordito dicendo “Complimenti perché avete organizzato benissimo questa manifestazione. Un editore di libri sta dietro le quinte. Io sono amico e ho pubblicato quasi tutti gli autori che avete visto passare nella storia di FEGE e molti altri ancora. Tra editori di libri e quelli di giornali c’è una differenza. A volte le cose si compongono in un unico gruppo, come è successo per Mondadori e per Rizzoli. Ma spesso rimangono separati. Gli editori di libri, in realtà, sono quasi il contrario di un editore di giornali e riviste; lavorano per il tempo medio lungo e non hanno nessun tipo di ricavo dal loro lavoro che non sia quello della vendita del libro. Diverso il discorso per quello che riguarda il mondo dei giornali e delle riviste, che hanno comunque il vettore della pubblicità, un elemento di costruzione di business importante”.

È poi il momento, attesissimo, della Lectio magistralis di Massimo Turchetta: “Evoluzioni e mutamenti del tessuto editoriale italiano: il caso Rizzoli”.

Un grande excursus, quello di Turchetta, che ha delineato un panorama globale dell’editoria moderna, con una dovizia di esempi miranti a far comprendere la complessità del quadro generale e lo scenario di singoli paesi, tra cui, in particolare, l’Italia. “Tante volte si dà per scontato che l’editoria di libri esista. È un sistema, un ecosistema fragilissimo. Ed è fragilissimo perché prevede che una società abbia già una borghesia che ha tempo da investire sia nella produzione che nella lettura e nell’acquisto dei libri. – ha dichiarato Turchetta – L’Italia è uno dei sette grandi paesi di editoria di libri nel mondo. Un Paese in cui 4 milioni di persone leggono, da uno a enne libri, e gli altri non leggono assolutamente niente. E siamo 60 milioni! Stiamo attenti: è una crosta tenue e fragile l’ecosistema che permette in Italia e in alcuni paesi al mondo di avere ancora l’editoria di libri”. Quanto al ruolo dell’Intelligenza Artificiale, Turchetta ha dichiarato “Se mi chiedi che cosa vuol dire ChatGPT, la risposta è molto ferma: nessuno lo sa ancora. In alcuni dei libri che vediamo, a nostra insaputa, invece di pagare un illustratore, si stanno usando le immagini (a zero costi) prodotte dall’intelligenza artificiale. Ma cercare di fermare l’acqua con le mani, come è stato con la musica un po’ di anni fa, è impossibile. Soprattutto è molto stupido ed è una perdita di tempo. Quindi io non so cosa succederà. Quello che mi sentirei di perorare è la causa di una lettura non banalizzata… C’è una società sana: una società sana è una società che legge libri privi di cliché o, almeno, non si accontenta di queste forme”.

La voce degli scrittori e giornalisti: Interventi e testimonianze sul palco

La lectio di Turchetta ha suscitato grande interesse, offrendo spunti preziosi. Si è poi unito alla discussione il sociologo della comunicazione Michelangelo Tagliaferri, Presidente del Comitato scientifico di FEGE, che, dopo aver ascoltato le testimonianze dei ragazzi sul loro libro preferito, ha commentato: “La cosa che mi piace molto è capire che dietro quelle parole, soprattutto dietro quegli sguardi, c’era in qualche modo una domanda: ‘Che libro scriverei io se dovessi scrivere?’ Io credo che, per quello che ho visto, ci sia spazio (anche rispetto al gioco tecnologico di una globalizzazione delle parole) di rappresentare il proprio libro ogni minuto, ogni secondo, così come lo vuoi rappresentare. E la tua vita può essere che tu rappresenti il tuo libro nel momento in cui lo stai facendo proprio, mentre stai vivendo’”.

A seguire, il momento della consegna del premio FEGE a Elena Testi, giornalista emergente di Tagadà, dell’emittente La7, che ha offerto ulteriori spunti di riflessione, in un dialogo stimolante con Muscari. “A fare il lavoro della giornalista mi muove una grande passione. Sin da piccola, sin da molto piccola, ho sempre dichiarato ai miei genitori (che poi non l’hanno mai accettato e neanche ora lo accettano) che avrei voluto fare questo mestiere. Occorre avere un’autenticità e un onestà nell’informazione perché non è possibile mentire di fronte a un’immagine o a un video. Essere autentici e sinceri in questo mestiere è una prerogativa imprescindibile. Ma anche essere liberi ed avere un team di professionisti attorno che ti permetta di raccontare le realtà più difficili al meglio.- ha dichiarato la Testi – Mi è stato più volte detto di fare i serali. Non ho mai abbandonato però la quotidiana, perché ho la fortuna di mantenere 3 ore e mezza la telecamera sempre accesa e di permettere al telespettatore di poter vedere quello che accade in Ucraina come a Lampedusa, dove è stato molto difficile raccontare non solo giornalisticamente, ma anche umanamente. Il mio compito da inviata, non essendo un’opinionista, cosa che non vorrei mai diventare nella vita, è quello di accendere e raccontare la sofferenza. Il bombardamento? Io non posso e non voglio andare oltre. Il mio compito non è esprimere giudizi su una fazione, che sia quella russa o quella ucraina. Ci sono opinionisti e opinionisti e questo va detto. Trovo molto, ma molto difficile, e questo lo dico anche ai tanti ragazzi che sono qui, credere alle opinioni di una persona che non vede quello che c’è in questi dieci giorni a Lampedusa, giorni che, umanamente, sono stati devastanti… Ecco sentir parlare di immigrazione da persone che non sono mai uscite dal Grande Raccordo Anulare, che non hanno mai incontrato esseri umani che fuggono da conflitti (15 in Africa, tanto per essere chiari), lo trovo molto, ma molto complicato”.

Dopo il conferimento del premio, consegnato alla giornalista da Michelangelo Tagliaferri, la prima giornata di FEGE si è conclusa con le foto di rito e un breve riepilogo degli ospiti e dei contenuti della seconda giornata, con appuntamento al pomeriggio successivo, sempre al teatro Giacosa di Ivrea.

Alle 18:30, nel pomeriggio del 23, è iniziata la seconda giornata del Festival, con parole sulle quali riflettere. Sottolineando con entusiasmo l’attenta e sincera partecipazione dei giovani, Muscari ha dichiarato: “Il giornalismo deve venire a teatro. Gli scrittori devono venire a teatro, si devono dare al pubblico che, però, deve venire a guardarli in faccia: conoscerli serve anche a testarli, a fare domande, ad approfondire. Perché poi il Paese è nostro. Molti di questi scrittori e giornalisti che abbiamo premiato in questi anni hanno dedicato la vita a questo. Qualcuno ci ha rimesso anche la vita per farlo. E non è retorica, è proprio vero.”

Il coraggio degli inviati e di chi fa giornalismo oppure lavora nella cultura a qualsiasi titolo (scrittori/autori etc.) è un altro tema caldo toccato dal conduttore che prima, di presentare una scheda ricordo in memoria di Michela Murgia, premiata nel corso della IV edizione i FEGE, nel 2021, ha chiamato sul palco Germana Beha, figlia di Oliviero, la quale ha commentato, non senza commozione, un video dedicato alla figura del padre. “Al di là del fatto che sia stato censurato e continui a essere censurato – nel senso che non è così scontato ricordarlo – comunque qualcosa ha lasciato e lo dicono i fatti. Che abbia fatto un lavoro egregio lo dicono i fatti. Mi spiace che non venga ricordato perché potrebbe essere un insegnamento per le generazioni e per le persone. L’insegnamento più grande, che è poi quello che io porto avanti, è il coraggio, che per mio padre rappresentava la forma di più alta di libertà.”

Si è entrati poi nel vivo del festival con la chiamata, sul palco, del primo personaggio cui conferire il premio “Memorial Oliviero Beha”: Giuseppe Cruciani, conduttore, opinionista e scrittore, voce scomoda e controversa del nostro panorama giornalistico nazionale. Autore e conduttore de “La zanzara”, Cruciani è un personaggio che suscita riflessioni e dibattiti di grande interesse. La conversazione si è accesa discutendo della natura, della qualità e dell’obiettivo dell’informazione in Italia, con un particolare focus sui talk show e sul ruolo degli opinionisti in televisione. “Io penso che l’informazione oggi in Italia sia molto, molto ricca – ha dichiarato Cruciani –  Non ho questa idea nefasta di chi partecipa ai talk show come luogo e sentina di ogni male.  Allora, se uno si mette in testa che si tratta della costruzione di uno spettacolo, tutto quello che si dice o non si dice, giusto o sbagliato che sia, è marginale. Dunque le persone vengono reclutate solo ed esclusivamente per arrivare a questo risultato. Ma è una forma di cinismo, lo capisco”. La conversazione è proseguita a lungo, discutendo di libertà e giornalismo a 360°. “Quando mi hanno offerto molto di più per il mio lavoro ho cominciato a riflettere sul tasso di libertà che avrei perso in cambio del denaro in più incassato. Ho scoperto che avrei perso libertà e mi pesava perderla. E allora ho scelto diversamente. Certo poi è legittimo, invece, scegliere in altro modo. Però se c’è una cosa che ogni tanto comunico quando mi chiamano a parlare in qualche università ai ragazzi che vorrebbero fare questo mestiere – ha concluso Cruciani –  è di non sporcare la loro libertà semplicemente per guadagnare 50, 100, 200.000 € in più all’anno.”

L’importanza della lettura: Riflessioni di Michelangelo Tagliaferri e Giordano Bruno Guerri

È poi intervenuto Massimo Turchetta, in rappresentanza di Rizzoli Libri, premiata con il premio Beha, e la discussione, cui ha partecipato anche Michelangelo Tagliaferri, si è spostata sui temi dell’impatto dell’intelligenza artificiale e della tecnologia digitale sull’industria dell’editoria e sulla creatività umana. Turchetta ha evidenziato il rischio per l’industria e la creatività umana, sottolineando la sostituibilità di immagini e testi da parte di applicazioni simili e l’impossibilità di fermare questo movimento. “La sfida è colossale e non riguarda solo le immagini ma anche i testi. È come cercare di fermare l’acqua con le mani. Credo che un movimento del genere sia impossibile fermarlo – ha dichiarato Turchetta – Però lo si può indirizzare, guidare”. Tagliaferri, dopo aver spiegato che la comunicazione è fondamentale per la costruzione della società e che l’intelligenza artificiale è uno strumento complesso che può influenzare vari ambiti, dalla robotica alla biologia, ha parlato della capacità dell’intelligenza artificiale di apprendere e rispondere in modo pertinente. Ha poi sottolineato  il potenziale impatto sui posti di lavoro e sulla creatività umana e richiamato, infine, il parallelo con la rivoluzionaria invenzione della stampa da parte di Gutenberg.

In videoconferenza, l’altro premiato, Giordano Bruno Guerri, nell’impossibilità di partecipare di persona, ha salutato il pubblico. Sollecitato poi da una domanda di Muscari su eventuali discriminazioni da parte del mondo intellettuale italiano riguardo alla propria prospettiva, ha risposto “ Io non mi sono mai sentito discriminato. Non è la parola giusta: avversato e combattuto, discusso… Ma è proprio quello di cui andavo in cerca. E non per puro spirito di provocazione. Io credo che il mio mestiere di storico, così faticoso e a volte anche noioso, lungo, solitario, vale la pena di farlo se si ha qualcosa di nuovo da dire. Avete detto che, grazie al mio lavoro, è cambiata la percezione su D’Annunzio. E ancora l’operazione non è terminata. Io direi che tutti i miei libri hanno lo scopo di cambiare la percezione di un personaggio, di un fenomeno. E ovvio che andando in questa direzione si viene avversati, perché si rompono gli schemi. Proprio quello che io desidero. Certo non è comodo, è come nuotare controcorrente senza essere un salmone”.

La discussione si è poi docalizzata sull’idea di intraprendere percorsi non convenzionali e sfidanti. Piero Muscari ha invitato i giovani a evitare scelte troppo facili e ad esplorare percorsi meno convenzionali, mentre Michelangelo Tagliaferri ha illustrato l’aspetto intrinseco della natura umana nel cercare soluzioni innovative e migliori per sé e per gli altri. Si è riflettuto sul fatto che l’umanità è sempre stata spinta a risolvere problemi in modo diverso per il bene collettivo, dando origine alle culture e alle civiltà.

Il festival è giunto così alle battute finali: Piero Muscari ha condiviso l’entusiasmo per il coinvolgimento dei giovani durante l’evento, evidenziando l’importanza delle scuole come risorsa e l’invito ai ragazzi a esprimere se stessi. Infine le chiuse del sindaco, Matteo Chiantore, e di Costanza Casali, che, invitati sul palco, dopo aver premiato Rizzoli Libri nella persona di Massimo Turchetta, hanno sottolineato l’importanza del dialogo e della collaborazione tra diverse amministrazioni per la realizzazione di eventi culturali come FEGE. Si è espressa, infine, gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito al successo dell’evento, ringraziando anche il personale che ha lavorato instancabilmente per organizzazione e chiudendo con l’augurio di poter organizzare altri eventi simili in futuro.

FEGE ha mantenuto la sua promessa, dimostrando ancora una volta di essere un punto di riferimento nel panorama culturale italiano, spingendo a sfidare gli schemi e a valorizzare il coraggio e l’autenticità nel giornalismo, nella scrittura e nell’editoria. Il successo del festival è frutto dell’impegno di tanti, dimostrando che il futuro dell’informazione e della cultura è nelle mani di chi sa credere nei propri sogni e nell’importanza della verità. L’auspicio è che FEGE possa continuare a ispirare e a essere un punto di incontro e di confronto per le menti creative e indipendenti del nostro Paese.

 

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